lunedì 28 luglio 2008

Il ritorno dei morti viventi 3

Il trioxen – gas messo a punto dall’esercito americano e causa di svariate disgrazie nei due precedenti capitoli – è alla base dei progetti del Colonnello Reynolds (Kent McCord), il quale mira a rianimare i morti per trasformarli in (quasi) indistruttibili automi da guerra, ricoperti da un esoscheletro che ne guida (e limita) i movimenti. Il figlio del Colonnello, il ribelle ed aspirante batterista Curt (J. Trevor Edmond), un giorno, spinto dalla curiosa fidanzata Julie (Melinda Clarke), viene a conoscenza degli atroci e malriusciti esperimenti dello staff del padre: essi risulteranno drammaticamente utili quando Julie perderà la vita in un incidente stradale. Tragico epilogo.
Bizzarra divagazione nel filone zombi del regista/produttore Brian Yuzna: il risultato è un thriller orrorifico in cui la componente sentimentale ha un peso insolitamente alto, ottimamente incarnata dall’incredibilmente sexy Melinda Clarke, zombi innamorata pronta a scempiare impietosamente il proprio corpo seminudo pur di non divorare il proprio fedele amato. La fotografia di Gerry Lively è coloratissima, quasi a sottolineare la natura fumettistica del racconto; gli effetti visivi ed il trucco sono al limite dell’incredibile e lasciano spazio ad alcune simpatiche (e truculente) trovate registiche. Deboli le musiche di Barry Goldberg.

CRITICA: ««½

VISIONE CONSIGLIATA: A

mercoledì 16 luglio 2008

Derailed - Attrazione letale

Charles Schine (un Clive Owen particolarmente dimesso), pubblicitario e bravo padre di famiglia – con figlia diabetica da curare – un giorno conosce in treno la gentile Lucinda (una Jennifer Aniston fuori parte), che gli anticipa i soldi per pagare il ticket ferroviario. Nonostante Charles abbia problemi a casa ed ancor più a lavoro, decide di flirtare con la donna: i due, giunti al punto di avere un rapporto carnale in un motel ammuffito, vengono rapinati e subiscono violenze. Il delinquente autore del misfatto si farà vivo e, con la scusa di spubblicare la relazione di Charles, gli rovinerà la vita.
Un thrillerazzo tutt’altro che inedito, che comincia bene e con una buona ambientazione (piove in continuazione), aiutato da una suggestiva colonna sonora: presto però emergono le magagne della bucatissima sceneggiatura, le quali si accumulano in maniera macroscopica fino ad esplodere nel madornale colpo di scena finale. La regia di Mikael Hafström non fa nulla per renderle più digeribili. Unico vero pregio del film: non fa dormire.

CRITICA: ««

VISIONE CONSIGLIATA: A

lunedì 14 luglio 2008

Turistas

Un manipolo di 5 turistas composto da maschi sboccati e da gnocche anglofone (tra cui Josh Duhamel di Transformers e la bionda Melissa George), preferendo un bus scassato ad un piccolo aereo per visitare il cuore del Brasile, finisce col perdersi in posti da sogno che ben presto si rivelano tutt’altro che paradisiaci. Guidati da Kiko, un losco abitante locale, i giovani giungono ad una baracca/ambulatorio clandestino in cui il Dr. Zamora compie illegalmente l’espianto di organi in vivo (!) per yankees abbienti.
L’attore/regista americano John Stockwell chiude la sua “trilogia tropicale” – inauguratasi con Blue Crush e proseguita con l’atroce Trappola in fondo al mare – girando un film-cartolina abbastanza teso, che si lascia vedere per 2/3, fino a quando la superba fotografia diviene incapace di mostrare allo spettatore cosa diamine accada nelle mal dirette scene subacquee o sotto la pioggia battente. Un vero peccato. Da segnalare l’innovativo uso della sparapunti in caso di ferite.

CRITICA: **

VISIONE CONSIGLIATA: A

lunedì 7 luglio 2008

Troppo forte

Il borgataro Oscar Pettinari (Carlo Verdone), gran pallonaro, sogna di divenire un attore d’azione, degno epigono di Sylvester Stallone. Un giorno coglie al volo – e maldestramente – l’occasione, gettandosi sotto la Rolls Royce di un produttore americano, sperando in un risarcimento o in una parte in un film: ma l’auto è guidata dall’attricetta anglofona Nancy (Stella Hall) che, come lui, finirà senza soldi e inascoltata dai produttori.
Uno dei primissimi Verdone (1986), in cui tutto il peso del film è sulle spalle del rozzo ed irresisitibile protagonista, animale da sala giochi appassionato di moto con annessa vocazione per il pericolo (solo a parole, però). La Hall, col suo bel faccino pallido, è puramente decorativa; Alberto Sordi, azzeccagarbugli con problemi mentali, si lascia ricordare più che altro per il delirante coup de théatre nel finale. Sergio Leone è accreditato come sceneggiatore; le musiche originali sono di Antonello Venditti. Verdone proporrà una macchietta simile in Gallo cedrone (1998).

CRITICA: ««½

VISIONE CONSIGLIATA: T

martedì 1 luglio 2008

La mosca

Seth Brundle (Jeff Goldblum), eccentrico e solitario scienziato, ha messo a punto un sistema per teletrasportare oggetti inanimati tramite telepods (“telecapsule”). Veronica Quaife (Geena Davis), una giornalista, lo conosce ad un meeting scientifico ed inizia una sincera relazione sentimentale con lui. Un giorno Seth, credendo che Veronica lo stia usando per avere l’esclusiva, decide – in preda alla gelosia – di teletrasportarsi dopo aver “insegnato” alla macchina la “poesia della carne”. Il teletrasporto riesce, ma nella prima capsula oltre allo scienziato era presente una mosca: i loro genomi si sono fusi. Il che non porterà l’uomo a trasformarsi in un “moscone di 85 chili”, bensì in “qualcosa di nuovo”.
Nata – ma solo nelle intenzioni – come remake di L’esperimento del Dr. K (1958), questa pellicola (1986) di David Cronenberg, prodotta dalla Brooksfilm e dalla 20thCenturyFox, è una pietra miliare del body horror, in cui la “poetica della carne” del cineasta canadese trova piena realizzazione: lungi dall’essere una versione splatter della Metamorfosi kafkiana, è in realtà una commovente storia d’amore con le sembianze di un horror fantascientifico, riuscita parabola sui rischi della scienza postmoderna e sulla corsa sfrenata della società occidentale verso il progresso.
La mosca è uno dei più grandi film degli anni ‘80, oggi cult indiscusso, incredibilmente sottovalutato (insieme allo scottiano Alien) ai tempi della sua uscita. Indimenticabili la performance mimetica di Jeff Goldblum (che subito dopo le riprese sposò la Davis) e le struggenti musiche di Howard Shore (eseguite dalla London Philarmonic Orchestra). Un premio Oscar – uno solo! – per il trucco e i gli impressionanti VFX di Chris Walas; e cameo del grande boxeur canadese George Chuvalo nella scena della sfida a “braccio di ferro”, con in sottofondo (e non casualmente) Help Me di Bryan Ferry.

CRITICA: «««½

VISIONE CONSIGLIATA: A