lunedì 20 ottobre 2008

Paranoid Park

Uno skater sedicenne di Portland – con famiglia disastrata alle spalle – si reca, spinto dal proprio migliore amico, al “Paranoid Park”, malfamato luogo di ritrovo dei suoi ‘compagni di hobby’. Qui finisce col dar retta ad un losco giovane che, per ravvivare la serata all’insegna dell’adrenalina, gli propone di saltare sul vagone di un treno merci in corsa. La tragedia è in agguato.
Gus Van Sant (Elephant; Will Hunting – Genio ribelle), basandosi sul romanzo omonimo di Blake Nelson, sforna un altro film sulla gioventù bruciata, tutt’altro che “bella e dannata”: il protagonista è un ragazzino drammaticamente ‘senz’anima’, privo di un qualsiasi vero interesse. La regia cattura in maniera creativa il disagio del protagonista, optando per inquadrature insolite ma logiche: i genitori – nei pochi momenti in cui sono in scena – sono sempre ripresi di spalle, oppure fuori fuoco o addirittura fuori campo. Inoltre, la narrazione è coerentemente frantumata in passaggi ridondanti che preannunciano il disastro. Appaiono invece un po’ gratuite le sgranate riprese in super8 degli skater in azione: una messa in scena della loro “insostenibile leggerezza dell’essere”? Comunque, in questa grigissima storia sull’horror vacui adolescenziale, a lasciare il segno è la durissima e fulminea sequenza – davvero degna di un film horror – dell’incidente ferroviario, giustamente raccapricciante.

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VISIONE CONSIGLIATA: A

sabato 11 ottobre 2008

Toro scatenato

Ascesa e caduta – all’insegna dell’autodistruzione – (1941-1964) del pugile italoamericano Jake LaMotta (Robert DeNiro, col naso posticcio), campione del mondo dei pesi medi, perennemente affiancato dal proprio fratello/manager Joey (Joe Pesci), continuamente provocato dai suoi “amici” mafiosi del Bronx e pessimo marito della bionda Vicki (Cathy Moriarty).
Proposto dallo stesso DeNiro a Scorsese in un momento di ‘secca’ creativa di quest’ultimo, il soggetto si basa sulle memorie del pugile (anche consultant durante le riprese): il risultato è una delle migliori collaborazioni tra i due illustri italoamericani. Toro scatenato è un vero e proprio saggio di regia, come mostra il magistrale uso dei tanti ralenti, dei suoni deformati, delle musiche (d’epoca o operistiche), e la dinamica fotografia – di Michael Chapman (Taxi Driver) – in B/N e in colore, insieme al montaggio di Thelma Schoonmaker. DeNiro è straordinario nel disegnare il proprio sgradevole, violento, rude, possessivo e paranoico personaggio; Pesci lo affianca degnamente. E non manca il marchio di fabbrica del vero Scorsese: la violenza. Non nascosta, ma anzi mostrata con piglio ‘clinico’, è presente sul ring, nelle strade, in famiglia e nei dialoghi. 2 soli Oscar 1980 su 8 nominations: montaggio e DeNiro miglior attore protagonista (che addirittura ingrassò di una trentina di chili per interpretare il pugile negli anni del declino). VM 14 anni.

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VISIONE CONSIGLIATA: A

giovedì 2 ottobre 2008

Sacco a pelo a tre piazze

Walter “Gib” Gibson (un John Cusack diciannovenne) è una matricola in un college del New England, inutilmente attratto da una collega antipatica e snob, l’algida Alison (Daphne Zuniga, già vista nell’atroce La mosca 2). Annoiato dalla freddezza dell’ambiente (“navigo in un mare di disperazione”), accetta l’invito del suo caro amico di liceo Lance (Anthony Edwards, “Ciccio” Greene in ER), matricola in California: una biondina (Nicollette Sheridan) – chiamata da quest’ultimo “botta sicura” (la Sure Thing del titolo originale) – lo attende. Ma un problema sorge a viaggio appena iniziato, dal momento che lo stesso percorso deve compierlo anche Alison, che non vede l’ora di riabbracciare il proprio amato Jason, aspirante avvocato.
Simpatica commedia giovanilistica in forma di road movie targata Rob Reiner, autore del ben più noto Harry ti presento Sally, meno stupida di quello che può sembrare, per quanto il finale sia telefonatissimo. La sceneggiatura è incentrata sulla reciproca conoscenza, che anche tra persone incompatibili (o apparentemente tali) finisce col dare frutti utili alla conoscenza di sé. Un esempio di come una produzione per ragazzi non debba necessariamente sfociare nella melensaggine o nella volgarità pecoreccia. Un’innocua chicca che fa respirare l’aria degli anni ’80.

CRITICA: ««½

VISIONE CONSIGLIATA: T