lunedì 8 giugno 2009

Flashdance


Pittsburgh, 1983. Alex Owens (Jennifer Beals) è una diciottenne di buona volontà con la passione per il ballo: di mattina fa la saldatrice (tenedo testa al capo che la tampina), di sera balla al Mawby’s Bar (popolato da loschi avventori). Il suo sogno è quello di diventare una ballerina di danza classica. Riuscirà ad ottenere la tanto sospirata audizione all’accademia? La supererà?
Patinatissimo film cult sul mondo del ballo, con tutti quegli stereotipi che oggi, dopo tanti epigoni/cloni, risultano indigesti a molti spettatori. Flashdance è, a conti fatti, un accattivante e scorrevole film-compilation con svariate hit pop-rock dei famigerati Eighties (tra cui la canzone – vincitrice dell’Oscar – FlashdanceWhat A Feeling di Irene Cara e Giorgio Moroder; Maniac di Michael Sembello e Gloria di Umberto Tozzi cantata da Laura Branigan), ottimamente fotografato (da Donald Peterman) e montato da ben due film editors. La Beals, nella celebre sequenza di ballo del provino, ha addirittura due controfigure; essa inoltre fu voluta da Nanni Moretti in Caro diario per un simpatico cameo di taglio onirico. Prodotto da Jerry Bruckheimer (The Rock; Transformers), è uno dei maggiori successi commerciali – oltre 100 milioni di dollari sul mercato nordamericano – dell’inglese Adrian Lyne (Allucinazione perversa; 9 settimane e ½).

CRITICA: **1/2

VISIONE CONSIGLIATA: I