martedì 30 ottobre 2007

Transformers

Siamo nel presente. Dal pianeta Cybertron giungono sulla Terra due fazioni di robot antropomorfi in lotta fra loro: gli Autobots e i Decepticons. I primi sono pacifici, i secondi votati alla distruzione. Entrambi mirano da secoli, in incognito su vari pianeti, a ritrovare il colossale Cubo di Energon, capace di rendere 'trasformabili' tutti gli oggetti elettronici (per esempio un telefono cellulare si può trasformare in un piccolo robot, a sua volta capace di ri-trasformarsi in cellulare). Il cubo si trovava tra i ghiacci polari e venne scoperto nel XIX secolo da un esploratore americano: ma il suo discendente Sam Witwicky (Shia LaBeouf) non lo sa e viene ricercato da entrambe le fazioni robotiche. Con esiti (in)prevedibilmente piacevoli (in presenza della pupa di turno Megan Fox) o catastrofici in varie parti del mondo.
Dai noti giocattoli Hasbro e dalla relativa serie TV di animazione cult negli anni ’80, ecco sul grande schermo la trasposizione live action dei Transformers (dopo il lungometraggio animato del 1986). Dirige Michael Bay (Armageddon, The Rock), regista fracassone dalla mano pesante, qui sorvegliata da Steven Spielberg produttore, che guarda sempre ai ragazzi con occhio di riguardo. Il film procede tra effetti speciali avanzatissimi a cura della ILM di George Lucas e tra siparietti divertenti: i migliori vedono la macchina del neopatentato Sam guidarsi da sola o cambiare musiche di sottofondo con l’autoradio a seconda del contesto.
È un peccato che nella parte finale della pellicola, con downtown Los Angeles messa a ferro e fuoco, l’azione straripi, con un accumularsi di effetti speciali al limite della recepibilità.
Due curiosità: il capo dei Decepticons, Megatron, nel cartone animato è una pistola; nella versione originale di questo film egli ha la voce di Hugo Weaving, l’agente Smith di Matrix.

CRITICA: **1/2

VISIONE CONSIGLIATA: T

venerdì 12 ottobre 2007

Scrivimi una canzone

Alex Fletcher (Hugh Grant) è un cantante in declino dell’ormai sciolto gruppo “PoP!”, che spopolava negli anni ’80 a fianco dei “Duran Duran” e simili. Lui non ha mai composto le proprie canzoni, ma ora la star emergente Cora Corman (una specie di Cristina Aguilera orientaleggiante, col cognome che richiama il noto regista/produttore di serie B Roger Corman) lo sceglie come padrino e gli chiede di prepararle il suo prossimo singolo. Il compito, arduo, si rivela possibile non appena entra in scena la sua nuova strana giardiniera (Drew Barrimore), abilissima rimatrice, con la quale finirà per stringere un rapporto sentimentale.
Marc Lawrence (Two Weeks Notice) dirige una commedia romantica (ma non troppo) impregnata di nostalgia nei confronti degli anni ’80, oggi in revival: Hugh Grant, stavolta gradevolmente sotto le righe, è decisamente divertente nei panni del cantante adorato dalle quarantenni alle rimpatriate scolastiche o ai luna park. Più convenzionale l’interpretazione di Drew Barrimore, un po’ schizzata e talvolta lagnosetta. Il film è molto 'garbato', diversamente da come appariva dai trailer che lo facevano passare quasi per demenziale. Strepitoso il finto videoclip d’epoca che apre e che chiude il film.

CRITICA: **1/2

VISIONE CONSIGLIATA: T

mercoledì 10 ottobre 2007

L'ultima legione

L’Impero Romano esiste ormai come solo ricordo: siamo nel 460 d.C. (questo dicono titoli di testa…) e Romolo Augustolo (Thomas Sangster) diviene precocemente imperatore, essendo ancora un bambino. Odoacre (Peter Mullan), generale dei Goti, invade Roma dopo aver corrotto svariati senatori e spodesta il neoimperatore, esiliandolo a Capri insieme al suo precettore Ambrosinus (Ben Kingsley). Ma pochi valorosi soldati della Guardia Imperiale guidata da Aurelio (Colin Firth) sono pronti a liberarlo.
Penosa e parziale trasposizione del best-seller di Valerio Massimo Manfredi, con la sbrigativa regia di Doug Lefler (Dragonheart II), che viene dalla TV: funzionano soltanto la fotografia di Marco Pontecorvo, i costumi e le location. Il cast, che sulla carta è buono, è sulla scena spaesato e poco convincente, anche per colpa di dialoghi micidiali. Scene d’azione mal girate, musiche anonime: un film di un’ingenuità spiazzante, ancor più evidente nel ridicolo finale.

CRITICA: *1/2

VISIONE CONSIGLIATA: T