giovedì 24 febbraio 2011

Inception

Dom Cobb (Leonardo DiCaprio) è un agente segreto pagato su commissione con una particolare abilità: sognando lucidamente, penetra nella mente di ‘pezzi grossi’ addormentati col fine di carpire informazioni rilevanti. Dopo una missione fallita per colpa sua, lui ed il suo socio Arthur (Joseph Gordon-Levitt) accettano un incarico rischioso mai tentato prima: effettuare l’inserimento (inception, letteralmente “inizio”) di un’idea nel subconscio di un giovane magnate (Cillian Murphy) affinché distrugga l’impero economico appena ereditato, lasciando campo libero al committente Saito (Ken Watanabe). Per fare ciò la coppia ricorre all’aiuto di altri ‘onironauti’: la giovane studentessa di architettura Arianna (Ellen Page), il trasformista/attore Eames (Tom Hardy) ed il chimico/anestesista Yusuf (Dileep Rao). Il tutto in cambio di una consistente ricompensa, che per Cobb corrisponde al tornare finalmente in patria dai figlioletti, dopo anni di esilio dovuti all’accusa di omicidio della moglie (Marion Cotillard).
Dopo il fin troppo acclamato Cavaliere oscuro, Cristopher Nolan mette temporaneamente da parte le peripezie dell’uomo pipistrello per dare finalmente vita ad un progetto dedicato al mondo dei sogni, che preparava da ben dieci anni. Inizialmente concepito come un piccolo film dell’orrore, alla fine è divenuto un thriller fantascientifico da circa duecento milioni di dollari, da lui stesso scritto, diretto e co-prodotto. Per come è strutturato, è un film-matrioska (o a scatole cinesi, che dir si voglia): ogni piano narrativo ne contiene – letteralmente – un altro. E il coinvolgimento e divertimento dello spettatore derivano in buona parte dal focalizzare l’attenzione su di essi, constatando gli effetti che ‘a cascata’ questi producono o subiscono. Partendo dall’assunto che l’esperienza onirica risulti vera – per chi la vive – come la realtà, Nolan mette in piedi un mondo – anzi, dei mondi – le cui leggi fisiche apparentemente molto ‘terrestri’ paiono frutto di una concezione d’ascendenza espressionista, di una sorta di ‘espressionismo razionale’ particolarmente concreto, in cui la fisica del mondo del sognatore altera quella del mondo sognato. E quindi, ad esempio, se chi sogna cade in una vasca da bagno, il mondo del suo sogno verrà invaso dall’acqua. Una trovata che dà linfa al complesso intreccio, non poco debitore nei confronti di videogames e giochi di ruolo, e che in svariati punti richiama quello di due cult quali Matrix dei fratelli Wachoski ed eXistenZ di Cronenberg. Ma anche ricco di (auto)citazioni (ad esempio Cobb era il cognome del protagonista di Following, primo lungometraggio di Nolan; nel film ha un ruolo chiave Non, je ne regrette rien della Piaf, di cui vestiva i panni la Cotillard ne La vie en rose) e di riferimenti ad altre arti e discipline (la figura mitologica di Arianna, la scala di Penrose…). Ed è bello poter affermare, dopo un’attenta visione, che ‘i conti tornano’.
La confezione è come sempre impeccabile e molto british (anche per la provenienza dei collaboratori): la fotografia di Wally Pfister ricalca quella dei vecchi film in Cinemascope, con evidente uso di grandangoli; le musiche avvincenti e tonitruanti sono targate Hans Zimmer (Il gladiatore; Batman Begins), che per comporle ha trovato fonti d’ispirazione in Gödel, Bach e Hofstadter; il montaggio quasi tutto giocato sui tanti parallelismi è di Lee Smith. Le scenografie – di Guy Hendrix Dyas – sono molte di più di quelle che ci si aspetterebbe in una simile produzione, visto l’uso relativamente contenuto di effetti digitali (chi l’avrebbe mai detto che il corridoio rotante è vero, così come gli attori che si scazzottano al suo interno?).
Quanto al finale, sul quale si sono aperti nel web interminabili e talvolta superflui dibattiti (è intervenuto addirittura lo stesso Michael Caine, che interpreta il padre di Cobb), possiamo leggerlo al meglio in chiave metacinematografica: una simpatica e leggermente inquietante strizzatina d’occhio allo spettatore, identica a quella che chiude il suddetto opus cronenberghiano.

CRITICA: ***1/2

VISIONE CONSIGLIATA: I


3 commenti:

  1. Bellissimo film e molto interessante e utile il tuo lavoro sui riferimenti ad altri film.

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  2. Grazie! Guardandolo in sala notai evidenti riferimenti a MATRIX ma soprattutto al meno conosciuto eXistenZ del povero Cronenberg - un grande che continua ad aver problemi a racimolare due dollari per i propri film... :(



    INCEPTION m'è piaciuto molto: mi ha 'preso' come non mi succedeva da tempo, ma se non gli assegno il massimo è perché è un po' meno originale di quello che sembra, specialmente agli occhi di un cinefilo ;)



    Grazie per la visita, a presto! ^^

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  3. Per me un film oltre che spettacolare dal punto di vista visivo, anche straordinario per la sua componente metacinematografica e onirica. Per non parlare del cast perfetto, tra l'altro.

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