domenica 20 ottobre 2013

Iron Man 3


Dopo la catastrofica invasione di New York da parte degli alieni Chitauri vista in The Avengers, Tony Stark non è più lo stesso. Soffre di insonnia e di attacchi di panico, e si dedica incessantemente al perfezionamento della sua 42esima armatura (la Mark 42), azionabile a distanza con l'ausilio di microripetitori sottopelle. Ed è sempre legato a Pepper Potts (Gwyneth Paltrow), che si occupa di gestire le aziende. Finché da un passato creduto dimenticato (il 1999 del prologo) torna Aldrich Killian (Guy Pearce) della AIM - Advanced Idea Mechanics, che ripropone alle Stark Industries di collaborare al progetto Extremis, messo a punto da una vecchia fiamma di Tony, Maya Hansen (Rebecca Hall). Agendo sul DNA e sul potenziale biolettrico, il siero dà a chi lo assume forza e velocità sovrumane, fattore rigenerante e persino la capacità di sputar fuoco come un lanciafiamme. Date le implicazioni di tipo militare (nelle quali un tempo dominavano, ora non più affar loro), l'offerta viene rifiutata. Ma esso ha anche degli effetti collaterali: è instabile e a rischio di rigetto per alcuni soggetti, e quando ciò avviene l'individuo esplode. Quando a saltare in aria è un ex soldato, causando una strage dinanzi al Grauman's Chinese Theatre e riducendo la guardia del corpo di Pepper - nonché suo amico - in coma, Tony minaccia pubblicamente di vendicarsi. Perderà (quasi) tutto, giungendo faccia a faccia col vero responsabile di questo e di altri attentati, un terrorista noto come il Mandarino (Ben Kingsley).
"I vecchi tempi...". E' un sospirante Tony Stark a richiamarli nell'incipit alla memoria sua e degli spettatori. Perché, a conti fatti, è l'intero film a rifarsi a dei "vecchi tempi" ben definiti. Si tratta di quelli di Arma letale 2 (1989), il cui soggetto venne scritto da Shane Black, qui regista e sceneggiatore. Ma chi è Black? E' colui che a 26 anni inventò la suddetta saga, completando lo script del primo film (1987) in un mese e mezzo soltanto: un golden boy degli sceneggiatori, che per quel primo impegno incassò ben 250mila dollari.
"Si comincia con qualcosa di puro, qualcosa di eccitante. Poi arrivano gli errori, i compromessi" dice sempre il protagonista. Infatti Iron Man 3 è un grandioso compromesso tra la famosa miniserie Extremis di Warren Ellis & Adi Granov e Arma letale 2. Il risultato è una travolgente action comedy che è più fedele a questa che non al fumetto originale, come dimostrano alcuni topoi macroscopici (l'ambientazione natalizia, la distruzione della casa, lo showdown at the docks, e così via). Ai fan duri e puri del fumetto molte rivisitazioni ("gli errori") potrebbero non garbare, ma non si può negare che il risultato finale sia - proprio in virtù di esse - "qualcosa di eccitante". Funzionano le tante battute e battibecchi, così come i riferimenti alla guerra al terrore e ai legami tra multinazionali e politica corrotta. Mettendo il protagonista ancor più a nudo, Black e il suo co-sceneggiatore Drew Pierce restano sul binario inaugurato dal primo film (2008), senza sacrificare la componente d'azione, anzi. Dei tre film è il più movimentato. La sequenza aerea in cui Iron Man deve salvare da solo l'equipaggio dell'Air Force One vale tutto il prezzo del biglietto. "Noi creiamo i nostri demoni", sconfiggerli è possibile raggiungendo la consapevolezza che la corazza - o meglio, tutta la tecnologia - è solo "un bozzolo": è chi la porta a essere eroe. Un eroe che "deve svegliarsi la mattina accanto a qualcuno che abbia ancora un'anima".
Con un incasso di oltre un miliardo e duecento milioni di dollari, è il quinto film ad aver incassato di più in assoluto nella storia del cinema. La cosiddetta Fase 2 dell'universo cinematografico Marvel non poteva aprirsi in maniera migliore. La fotografia è del due volte premio Oscar John Toll (Braveheart), le musiche di Brian Tyler. Gli ottimi effetti visivi non sono più a cura della ILM di George Lucas ma della Weta di Peter Jackson. Immancabile il cameo di Stan Lee, qui intento a votare al concorso di bellezza di Miss ChattanoogaSpumeggianti titoli di coda di Danny Yount in stile TV-show anni Settanta, chiusi da una divertente sequenza in cui il protagonista è alle prese con uno psicanalista d'eccezione.
PS Il presidente USA fa Ellis di cognome, come l'autore del fumetto.
PPS Il dottor Wu (Wang Xueqi), oltre che nel prologo e nel finale, appare in alcune scene supplementari nella versione estesa distribuita in Cina, paese co-produttore.
Potrà sembrare sorprendente che il film si apra con Blue (1999) degli Eiffel 65, ma dato che il testo fa:

Yo listen up here's a story

About a little guy that lives in a blue world 
And all day and all night and everything he sees 
Is just blue 
Like him inside and outside 
Blue his house with a blue little window 
And a blue Corvette 
And everything is blue for him 
And himself and everybody around 
Cause he ain't got nobody to listen 

allora non si può non constatare quanto calzino bene per Tony Stark, sempre solo e intento a smanettare al computer nei sotterranei della sua villa, isolato da tutto e tutti. Perché "blue", oltre a indicare un colore, significa anche "triste".

CRITICA: ***

VISIONE CONSIGLIATA: T


mercoledì 19 giugno 2013

David di Donatello 2013: trionfa «La migliore offerta», Mastandrea fa il bis

Anche quest’anno sono stati assegnati gli Oscar italiani del cinema, ovvero i David di Donatello, conferiti dall'omonimo ente dell'Accademia del Cinema Italiano. La serata è stata trasmessa in diretta su Rai Uno la serata di venerdì 14 giugno. A condurre, la coppia Lillo & Greg.

Come agli scorsi Ciak d’oro, ha trionfato «La migliore offerta» di Giuseppe Tornatore, che s’è aggiudicato sei statuette su 13 nomination, tra cui miglior film e miglior regista.

«Diaz», che aveva ottenuto altrettante nomination, torna a casa con quattro premi tecnici. Stesso discorso per «Reality» di Matteo Garrone, mentre «Viva la libertà» ottiene quelli per sceneggiatura e attore non protagonista. A bocca asciutta «Educazione siberiana», che non porta a casa nemmeno una statuetta, pur partendo con undici nomination. Resta a secco anche «Io e te» di Bernardo Bertolucci.

Mastandrea è riuscito nell’impresa di vincere il David per attore protagonista e quello per attore non protagonista, rispettivamente per «Gli equilibristi» e per «Viva la libertà».


Questi tutti i premi:

-          Miglior film: «La migliore offerta»

-          Migliore regista: Giuseppe Tornatore per il film «La migliore offerta»

-          Migliore regista esordiente: Leonardo Di Costanzo per il film «L’intervallo»

-          Migliore sceneggiatura: Roberto Andò e Angelo Pasquini per il film «Viva la libertà»

-          Migliore produttore: Domenico Procacci per il film «Diaz»

-          Migliore attrice protagonista: Margherita Buy per il film «Viaggio sola»

-          Migliore attore protagonista: Valerio Mastandrea per il film «Gli equilibristi»

-          Migliore attrice non protagonista: Maya Sansa per il film «Bella  addormentata»

-          Migliore attore non protagonista: Valerio Mastandrea per il film «Viva la libertà»

-          Migliore direttore della fotografia: Marco Onorato per il film «Reality»

-          Migliore musicista: Ennio Morricone per il film «La migliore offerta»

-          Migliore canzone originale: «Tutti i santi giorni» musica e testi di Simone Lenzi, Antonio Bardi, Giulio Pomponi; Valerio Griselli, Matteo Pastorelli e Daniele Catalucci interpretata da Virginiana Miller per il film «Tutti i santi giorni»

-          Migliore scenografo: Maurizio Sabatini e Raffaella Giovannetti per il film «La migliore offerta»

-          Migliore costumista: Maurizio Millenotti per il film «La migliore offerta»

-          Migliore truccatore: Dalia Colli per il film «Reality»

-          Migliore acconciatore: Daniela Tartari per il film «Reality»

-          Migliore montatore: Benni Atria per il film «Diaz»

-          Miglior fonico di presa diretta: Remo Ugolinelli e Alessandro Palmerini per il film «Diaz»

-          Migliori effetti speciali visivi: «Storyteller» – Mario Zanot per il film «Diaz»

-          Miglior film dell’unione europea: «Amour» di Michael Haneke (Teodora film e Spazio cinema)

-          Miglior film straniero: «Django Unchained» di Quentin Tarantino (Warner Bros. Pictures Italia)

-          David giovani: «La migliore offerta» di Giuseppe Tornatore

-          Miglior documentario di lungometraggio: “Anija – La nave” di Roland Sejko

-          Miglior cortometraggio: «L’esecuzione» di Enrico Iannaccone

mercoledì 12 giugno 2013

Locandine fasulle: Tutto tutto niente niente


Non necessita di grandi commenti e spiegazioni questa locandina rifatta con Berlusconi al posto di Antonio Albanese. Se il personaggio di Cetto La Qualunque è di evidente derivazione pidiellina (e che, come tale, avrebbe meglio figurato nel precedente Qualunquemente), qui di Silvi ne abbiamo addirittura tre. Sostituiscono, da sinistra verso destra: Frengo, Rodolfo e il suddetto Cetto. Il risultato non cambia, almeno per quel che riguarda la qualità delle promesse. Perché si promette proprio "tutto tutto", offrendo invece ai cittadini "niente niente" (di buono).

mercoledì 5 giugno 2013

Locandine fasulle: L'Italia verrà distrutta all'alba


Da una città a un'intera nazione. La presenza di Berlusconi nello Stivale è paragonata all'uso delle armi nucleari da questa locandina, il cui titolo differisce per una sola parola da quella originale ("La città verrà distrutta all'alba"), celebre pellicola low budget del maestro dell'horror George A. Romero. Ma per capire la tagline "La pazzia è contagiosa", non dimentichiamoci del titolo orginale: "The crazies", cioé "I pazzi". Speriamo che non vi sia alcuna epidemia in corso... l'Italia turrita ha già versato tante lacrime.

sabato 1 giugno 2013

Il grande Gatsby


A Baz Luhrmann il Moulin Rouge manca, manca da morire. E ciò nel suo Grande Gatsby, quarta trasposizione filmica del capolavoro (1925) di Francis Scott Fitzgerald, si vede. Son passati dodici anni dal musical che presentò a Cannes, consacrandolo regista visionario ed eccessivo, vessillifero del kitsch con un'anima. Ma c'è un passaggio del libro che suonava come un consiglio, rimasto purtroppo inascoltato: "non si può ripetere il passato". E infatti il risultato è un film riuscito a metà. Di nuovo sulla croisette, stavolta la critica l'ha accolto gelidamente.
La prima parte, che scuoterebbe dal torpore anche lo spettatore più addormentato, ha un montaggio frenetico, affilato, e una colonna sonora dance/hip-hop in sintonia - a suo dire - col cuore pulsante della New York dei ruggenti anni Venti. La villa-castello di Gatsby sembra il locale parigino, animato da continue feste rutilanti, popolate da centinaia di avventori in mise elegantissime e scintillanti (è notevole il lavoro della costumista e scenografa Catherine Martin). Pacchiana e travolgente - anche grazie a riprese al ralenti e a carrellate digitali - è la parte migliore del film.
Poi la narrazione vira verso il drammone sentimentale, con l'acuirsi della non-storia d'amore che il bravo protagonista Gatsby/DiCaprio ha con la "indifferente" Daisy, interpretata da Carey Mulligan, sempre a suo agio con personaggi lagnosetti. E anche la potenza della fotografia di Simon Duggan, accentuata dal 3D, scema.
Il tutto è visto dagli occhi dell'ottimo Tobey Maguire, uno che sa davvero dire tutto con lo sguardo, voce narrante del romanzo e del film. Qui la sceneggiatura - firmata dal regista e da Craig Pearce - addirittura lo inserisce in una cornice (in cui è in una clinica psichiatrica come la moglie di Fitzgerald, Zelda) a metter nero su bianco la vicenda passata. Proprio come nel suddetto musical che firmò nel 2001. Ma puntando tutto sulla tragica relazione amorosa, Luhrmann riduce di gran lunga il respiro della storia e dei tanti significati di cui si carica (critica sociale in primis), de facto oscurando la vera natura che ha la luce verde verso la quale si protende titanicamente Gatsby: quella di emblema del sogno americano, un sogno al quale il protagonista aspira invano, un "futuro orgiastico" irraggiungibile che lo "risospinge senza posa nel passato".
Prodotta da Jay-Z, la bella colonna sonora di Craig Armstrong s'interseca con brani che spaziano da Gotye, Lana Del Rey, Emeli Sande e Jack White a Fergie, will.i.am, Beyoncé e Florence + the Machine. E' uno dei punti di forza di questo Gatsby coloratissimo e talvolta ipnotico, ma non proprio "grande".

CRITICA: **1/2

VISIONE CONSIGLIATA: T

mercoledì 20 febbraio 2013

Locandine fasulle: Il laureato


L'ennesimo caso che spunta a pochi giorni (meno di quattro) dalle elezioni: un bel tempismo colpisce chi rischiava - o rischia ancora? - di strappare troppi voti a Pdl e Lega, soprattutto in Lombardia. Ed ecco così Giannino protagonista nella celebre locandina di un celebre film: il candidato appena dimesso non avrà una laurea in economia, né una in giurisprudenza, né tantomeno il master a stelle e strisce, ma forse rischia di prendere un Oscar. Con un nome come il suo...