mercoledì 12 agosto 2015

Lo sciacallo


Los Angeles. Il disadattato Lou Bloom (Jake Gyllenhaal) per vivacchiare rivende oggetti rubati. Ma la fama di ladro lo precede non riesce a trovare un lavoro. Una notte, su strada, s'imbatte in degli operatori tv all'opera e da quel momento in poi decide di darsi all'attività di videoreporter di cronaca nera. Trovando nella direttrice di un tg locale (Rene Russo) terreno fertile per la propria nascente attività. Che niente e nessuno potranno ostacolare.
Dan Gilroy, fratello del più famoso Tony (Michael Clayton; The Bourne Legacy) esordisce in maniera folgorante con questo noir metropolitano che sembra nato da una costola di Collateral (2004), thriller col quale condivide ambientazione e autore della colonna sonora (James Newton Howard). Il protagonista, follemente determinato a battere la ben più attrezzata concorrenza, è l'emblema vivente del peggiore giornalismo tanto in voga oggi, vicino alla gente più per fiutarne l'odore del sangue che non per amplificarne la voce. Lou si presenta dicendo di non avere una formazione standard e di essersi acculturato solo attraverso il web: credenziali non proprio invidiabili per chi voglia trovare un lavoro così delicato. Eppure, in virtù del ciarpame sottoculturale di cui è imbottito - continuamente propinato ai suoi interlocutori - riesce a manipolare chiunque e a 'vendersi' molto bene. Spiantato, cupo e misantropo, Lou è quasi il corrispettivo del Joker del Cavaliere oscuro (2008) traslato nel mondo dell'informazione televisiva, perversamente veicolato dalla voglia di affermarsi. Quando è in scena con Rene Russo, sembra che lei stia parlando col lato oscuro della propria coscienza - o con il diavolo - più che con un suo simile. Simile che, peraltro, non é, dato che "non gli piace la gente". Irritante quanto si vuole, Lou è il perno di questo film spesso sgradevole, di certo necessario. Compatto, scritto con grande attenzione ai dettagli, vanta una regia sobria eppur attenta a dare il giusto peso agli elementi di azione, con un crescendo drammatico ineccepibile, che consente alla dimensione satirica di emergere pian piano sino a esplodere nel finale. Un fiume carsico che sarà forse sfuggito ai molti spettatori che speravano di vedere un thriller convenzionale.
Dimagrito di dieci chili e dallo sguardo spiritato, Gyllenhaal è memorabile. Ottime anche le musiche di Newton Howard e la fotografia di Robert Elswit. Per l'American Film Institute è il miglior film dell'anno.
PS Il titolo originale Nightcrawler significa sia "ruffiano notturno" che "essere che striscia nella notte". Proprio come il biblico serpente, che qui sa quali mele scintillanti porgere ai piani alti delle redazioni. Per il male dell'intera umanità.

CRITICA: ****

VISIONE CONSIGLIATA: I


martedì 4 agosto 2015

Rottweiler



Cosa sarebbe accaduto se Terminator non avesse avuto sembianze umane, ma quelle di un cane? A questa assurda domanda prova a rispondere Bryan Yuzna (SocietyIl ritorno dei morti viventi 3), maestro filippino dell'horror truculento e fantasioso con questo film di serie C. Ambientato nella Spagna distopica del 2018, ha per protagonista Dante (William Miller), un americano che entra illegalmente nella nazione con la fidanzata. Catturato, riesce a evadere da una prigione di massima sicurezza e va in cerca dell'amata, sforzandosi di ricordare la sequenza degli eventi che l'hanno condotto fin lì. Sulle sue tracce c'è un instancabile rottweiler cibernetico, metà animale e metà robot.
Com'è evidente, le premesse non sono buone: un contesto futuristico abbozzato, un orrido cane bavoso con gli occhi luminosi e le zanne metalliche, carcerieri sadici oltre ogni limite. A condire il piatto s'aggiungono una prostituta ex tossica e una bambina che così come entra nella sceneggiatura, ne esce. La struttura a flashback inizialmente incuriosisce e sembra dare sostanza alla trama, ma alla lunga non riesce a nasconderne le falle. Non mancano le tradizionali dosi di effettacci, così come una dimensione romance insolitamente marcata per il genere. Ma il protagonista - quasi un Brad Pitt dei poveri - è cane quanto la sua nemesi: vederlo correre e urlare nudo tra la macchia mediterranea è abbastanza imbarazzante. Per non parlare poi di quella povera bestiaccia rattoppata col prosthetic make up e il digitale low cost.
Peccato per Yuzna: a differenza delle sue perle di molti anni prima, Rottweiler abbaia ma non morde. Sbava soltanto.

CRITICA: *1/2

VISIONE CONSIGLIATA: A