martedì 4 agosto 2015

Rottweiler



Cosa sarebbe accaduto se Terminator non avesse avuto sembianze umane, ma quelle di un cane? A questa assurda domanda prova a rispondere Bryan Yuzna (SocietyIl ritorno dei morti viventi 3), maestro filippino dell'horror truculento e fantasioso con questo film di serie C. Ambientato nella Spagna distopica del 2018, ha per protagonista Dante (William Miller), un americano che entra illegalmente nella nazione con la fidanzata. Catturato, riesce a evadere da una prigione di massima sicurezza e va in cerca dell'amata, sforzandosi di ricordare la sequenza degli eventi che l'hanno condotto fin lì. Sulle sue tracce c'è un instancabile rottweiler cibernetico, metà animale e metà robot.
Com'è evidente, le premesse non sono buone: un contesto futuristico abbozzato, un orrido cane bavoso con gli occhi luminosi e le zanne metalliche, carcerieri sadici oltre ogni limite. A condire il piatto s'aggiungono una prostituta ex tossica e una bambina che così come entra nella sceneggiatura, ne esce. La struttura a flashback inizialmente incuriosisce e sembra dare sostanza alla trama, ma alla lunga non riesce a nasconderne le falle. Non mancano le tradizionali dosi di effettacci, così come una dimensione romance insolitamente marcata per il genere. Ma il protagonista - quasi un Brad Pitt dei poveri - è cane quanto la sua nemesi: vederlo correre e urlare nudo tra la macchia mediterranea è abbastanza imbarazzante. Per non parlare poi di quella povera bestiaccia rattoppata col prosthetic make up e il digitale low cost.
Peccato per Yuzna: a differenza delle sue perle di molti anni prima, Rottweiler abbaia ma non morde. Sbava soltanto.

CRITICA: *1/2

VISIONE CONSIGLIATA: A

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