Ambientata in una città futuristica, teorizzava la nascita di un patto sociale tra classe operaia e classe dirigente grazie alla mediazione di una donna androide. A spiccare di Metropolis era la sproporzione tra forma e contenuto, tra una magnificenza visiva rimasta ineguagliata per decenni e l’innegabile ingenuità della sceneggiatura. La trafficatissima megalopoli ispirata alla Babilonia che fu è stata ripresa da tantissimi film, da Blade Runner di Ridley Scott in primis, il “Metropolis” degli anni Ottanta, caposaldo della fantascienza.
Del film di Lang ci si aspetta nel capoluogo pugliese un’accorsata proiezione pubblica, dopo che è stato finalmente ricostruito integralmente – oltre che restaurato – grazie all’integrazione di scene mancanti ritrovate su malconce pellicole in Argentina qualche anno fa. Un tesoro restituito all’umanità.
A conti fatti, la scelta di portare Lang a Bari è – tutto sommato – insolita. Perché costituisce un voler alzare le aspettative e – si spera – anche la qualità dell’offerta. Cosa che comunque sta già avvenendo. Non a caso nella scorsa edizione sul red carpet si sono avvicendati Sergio Castellitto, Francesca Comencini, Ugo Gregoretti, Michael Radford e Marco Bellocchio – tanto per elencarne alcuni. L’anno prima, tra gli altri grandi, era giunto Dante Ferretti, mentre nel 2012 persino Max Von Sidow e Abbas Kiarostami. Mentre le ultime retrospettive sono state dedicate a Carmelo Bene e a Gian Maria Volonté. Nel 2015, per la prima volta, lo sguardo sarà orientato al di là dei confini nazionali.
Una trovata apparentemente scontata, un’evoluzione naturale del programma, eppure non così tanto. Nel Belpaese i film tricolore – commedie spesso di bassa qualità – hanno un pubblico affezionato, per cui puntare su Lang è tuttora una scommessa. Alla quale almeno i cinefili parteciperanno volentieri. E in tutto il Sud Italia non son pochi.
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